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Clinica ortopedica

Scarpe, i guai del tacco alto: ecco qual è la formula giusta

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Evitare calzature sbagliate e sostituirle appena mostrano i segni dell’usura. Meglio provare quelle nuove nel pomeriggio quando il piede ha il suo volume standard. Tutti i segreti per prevenire la metatarsalgia.

high-heels-zum-tanzenLa scarpa ideale non esiste, meglio scalzi secondo pediatri e fisiologi. La scarpa è un compromesso tra l’esigenza di proteggere il piede e il desiderio di assecondare canoni estetici. Tuttavia se la scarpa ideale non esiste, si dovrebbe tentare almeno di evitare le calzature sbagliate e sostituirle non appena mostrano segni di usura eccessiva o scorretta.

Meglio acquistare le calzature nel pomeriggio quando il piede ha il giusto volume, la sera risultano infatti più gonfi ed al mattino troppo asciutti per la posizione orizzontale della notte appena trascorsa. Per verificare usura e difetti acquisiti con l’uso, la scarpa va osservata appoggiata su un piano rigido: la suola deve essere in contatto con il piano d’appoggio nella parte interna e esterna, non deve avere la punta curvata in alto e la suola non deve essere consumata oltre un terzo del suo spessore originario. Vista dall’alto la scarpa non si deve accomodare su un lato e non deve mostrare la piega trasversale troppo obliqua (segno di rigidità dell’alluce).

Di sicuro nella top ten delle calzature sbagliate ci sono quelle con il tacco alto. Un accessorio femminile che conferisce sensualità all’incedere, ma dannoso all’appoggio plantare, allo schema del passo ed alla postura. Tre centimetri di tacco bastano a trasferire il peso dal tallone all’avampiede. Sei centimetri incrementano il peso sui metatarsi del 57% e nove centimetri fanno scaricare il 76 % del peso corporeo sulla punta del piede, alleggerendo il tallone così sollevato da terra.

La metatarsalgia è il primo effetto scatenato dalle scarpe con tacco alto, specie se la punta della calzatura è stretta. Si tratta di una infiammazione e di sintomi dolorosi che colpiscono l’avampiede sotto l’attaccatura delle dita, più di frequente le tese dei metatarsi e la loro articolazione. Di qui il termine metatarsalgia che significa dolore ai metatarsi. Un’altra frequente e temibile infiammazione che colpisce l’avampiede spesso scatenata dall’uso prolungato di scarpe a tacco alto è il neuroma di Morton. Si tratta di un dolorosissimo nodulo che si sviluppa tra il terzo e quarto dito del piede sulla biforcazione di un piccolo nervo sensitivo.

I suoi sintomi sono tipici: dolore urgente e la sensazione di un sassolino o di un chiodo nella scarpa che insiste sotto il punto dolente, tanto che chi ne è colpito a volte per strada è costretto a fermarsi per togliere la calzatura e massaggiare il piede. Non solo: il peso che grava sulle dita accelera la predisposizione individuale a sviluppare l’alluce valgo e le dita deformate a martello. Metatarsalgie, neuroma di Morton e deformità delle dita come l’alluce valgo e dita a martello necessitano dell’intervento chirurgico: meglio limitare l’uso dei tacchi alti a poche e selezionate occasioni.

Se l’uso dei tacchi alti è quotidiano e per molte ore al giorno, nel tempo si produce un altro temibile effetto: il tendine di Achille e i muscoli del polpaccio si accorciano. Con il tallone sollevato il piede è bloccato in posizione di equinismo (come nella spasticità) e non ha la possibilità di articolare la caviglia alternando flessione ed estensione. Di qui la brevità permanente dei muscoli e dei tendini e la difficoltà nei casi più severi di indossare calzature con il tacco basso o senza tacco pena dolori e infiammazioni al tendine di Achille ed ai muscoli del polpaccio e una innaturale, ma ormai acquisita deambulazione con schema del passo invertito punta/tallone, anziché tallone/punta.

Ma i danni da tacchi alti possono prodursi anche in modo acuto: con una distorsione di caviglia. Più il tacco è alto e il tallone lontano da terra e l’appoggio ridotto (tacchi a spillo), più è alta l’incidenza di distorsioni della caviglia. Nei casi lievi si produce una lesione di primo grado di uno dei legamenti del piede, che richiede solo l’uso di una cavigliera elastica e riposo per circa 10-15 giorni e l’uso locale di ghiaccio e antinfiammatori. In casi più gravi serve il chirurgo.

Una curiosità: alcuni ricercatori inglesi (Paul Stevenson e collaboratori) hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sul tacco ideale per ciascuna donna, espresso da una formula matematica. Altezza=Q [12+3s/8)] dove Q rappresenta il fattore sociologico, risultanza di molte variabili, tra cui il costo e l’età della scarpa, l’apprezzamento degli uomini alla vista della scarpa indossata e perfino quanti bicchieri di vino si prevede di bere la sera che si indosserà la scarpa (l’alcol incrementa la probabilità di cadere dai tacchi e di distorsione). In altre parole Q esprime quanto “conviene socialmente rischiare di portare i tacchi alti”.
* Ortopedia e Traumatologia, Spec. in Medicina dello Sport, Roma

Tratto da: http://www.repubblica.it/salute/forma-e-bellezza/2011/01/25/news/scarpe_i_guai_del_tacco_alto_ecco_qual_la_formula_giusta-11627517/

 

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